Maggio 12, 2025 Irene Ivoi

Turismo da alleggerire: Un libro e una coincidenza

Chi mi conosce sa che non credo alle coincidenze.

E adesso ve ne racconto una che probabilmente non lo è.

Quindici giorni fa, apprendo della recente uscita di un libro “Il Turismo che non paga” di Cristina Nadotti per Edizioni Ambiente. Decido di comprarlo immediatamente visto che mi fido ciecamente della qualità dell’editore, e in più l’argomento mi interessa parecchio.

Inizio a leggerlo e mi appassiona moltissimo tanto che decido di contattare C. Nadotti per dirglielo, anche perché scopro che lei ha contatti forti con la Sardegna e quindi accarezzo l’idea di incrociarla tra 15 giorni lì per il mio tour di presentazione del mio libro.

E Invece succede che sabato 10 maggio, Cristina N. è a Firenze per presentare proprio il suo libro al Festival “Città della Cura”. Scopro tutto ciò il giorno stesso (e meno male che ero lì) e riusciamo a passare 45 minuti insieme prima della presentazione del suo libro.

Il tema del turismo da governare e alleggerire è straordinariamente attuale.

Lo è specie in primavera-estate già da qualche anno, perché quando arriva la bella stagione oramai gli articoli che parlano di overtourism aumentano sensibilmente.

Chi vive in città affollate, e spesso disagiate per questo, sa bene di cosa parlo.

Il tema vero è che queste città aumentano sempre più; non sono solo le “città d’arte” tradizionali (Roma, Firenze, Venezia). Ogni volta che parlo di questo argomento in consessi diversi scopro che i milanesi soffrono i turisti, i genovesi scrivono sui muri “Tourist Go Home”, Bologna inizia a patire di crisi abitative, come peraltro Napoli e Palermo.

Insomma il tema è largo, l’emergenza abitativa viene spessissimo considerata una conseguenza attribuibile ai turisti, l’argomento diventa caldo e Cristina N. mi dice che è importante che se ne parli.

“Il Turismo che non paga”, scritto nel 2024 e uscito ad aprile 2025, vuole proprio stimolare un dibattito affinché questa “industria” fatta di materia e non materia diventi oggetto di regolazione anche politica invece che restare un territorio spessissimo orfano e quindi non regolamentato. Come se chiunque in questo ambito, a condizione che disponga di mezzi, possa intraprendere qualsiasi attività senza chiedersi quali ricadute produce non solo sul suo portafoglio ma anche su chi abita nei contesti visitati.

 

Il punto di vista

La posizione di Cristina è ricca di buon senso, oltre che di equilibrio, e leggo spesso nelle sue pagine proprio questa lucida equidistanza tra comode scorciatoie che in ambiente poco governati tendono ad attribuire ai turisti facili colpe.

Cristina sa bene che i turisti siamo noi, e non gli altri, per cui è importante essere indulgenti ma anche capaci di ricordare a noi tutti che serve essere leggeri quando si viaggia.

Essere cioè in grado di adottare azioni di rispetto per l’ambiente visitato ma anche per le persone.

L’ecosistema turistico che Cristina esamina nei vari capitoli non dimentica mai infatti le tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Quest’ultima in un capitolo che si chiama “L’illusione del Pil” viene messa sotto lente di ingrandimento provando a guardare quanti miliardi effettivi il turismo genera come introito e se davvero le sue ricadute economiche producono benefici per le realtà locali che ne sopportano anche gli ovvii disagi.

Ho apprezzato molto nel suo libro la ricchezza di esempi di varia natura (che pescano in tanti territori dell’Italia, anche dimenticati o poco noti, non solo quelli blasonati dalle cronache media) e il suo ribadire anche l’importanza della formazione, preziosissima per poi agire al meglio. Cristina lo ripete in più passaggi: chi lavora in questo mondo va formato e le competenze arricchite non possono essere solo quelle che ti permettono poi di diventare consulente o manager. Serve formare anche il personale che lavora nelle stanze degli hotel, nelle cucine dei bar e dei ristoranti, nelle agenzie o imprese di pulizia. Se costoro non ricevono informazioni adeguate su come gestire acqua, energia e rifiuti sarà difficile raggiungere solo da parte dei turisti l’obiettivo di ridurre gli impatti del nostro viaggiare.

A questo punto, se l’argomento vi fa gola, non perdetevi questo libro!! 📗📘📕

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.