Novembre 10, 2024 Irene Ivoi

Il paradiso del Food waste

Si avvicina La Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti e anche quest’anno sul sito dedicato scopriremo centinaia di appuntamenti selezionati da Aica per tanti pubblici diversi.

Il focus di quest’anno è lo spreco di cibo.

Non è una novità.

È un tema che ritorna con doverosa periodicità visto che i motivi per fare prevenzione e ridurre le nostre distrazioni in tal senso sono numerosi ed esiste anche un obiettivo (che potrebbe diventare legge) di riduzione del 10% entro il 2030, su base dati 2020, a livello di trasformazione e produzione di alimenti, e del 30 % (pro capite) complessivamente a livello di vendite al dettaglio e consumo (ristoranti, servizi di ristorazione e famiglie).

D’altronde le quantità sprecate in UE nel 2021 ammontavano a 58 milioni  di  tonnellate.

Le iniziative che negli anni hanno toccato esercizi commerciali, scuole, mense aziendali e frigoriferi domestici sono davvero tante.

E questo è un FATTO encomiabile.

Molte hanno anche adottato principi nudge per avvicinarci all’uso della bag salva avanzi o rendere più desiderabili le scelte di consumo parsimonioso degli alimenti.

Questi quando imperfetti e apparentemente sgradevoli purtroppo respingono.

Nonostante da anni raccontiamo e ci raccontiamo che non dovremmo temere il diverso o le anomalie che puntualmente si palesano perché ESISTONO, quando facciamo la spesa cerchiamo verdure e frutti impeccabili…e guai se ammaccati.

Per cui che fine fanno gli imperfetti? qual è il loro  destino?

Ecco due notizie che fanno ben sperare:

  • Negli Stati Uniti esiste una società, due anni fa era una start up, che lavora proprio sulla commercializzazione di prodotti che potrebbero avere smercio difficile. Si chiama Full Harvest
  • Sempre negli Stati Uniti quest’anno ho scoperto Shuggies, un ristorante che ha fatto del recupero e proposta di cibi imperfetti un ingrediente distintivo del proprio marketing.

Senza giri di parole loro dicono “stiamo recuperando un’enorme varietà di ingredienti che altrimenti andrebbero sprecati (prodotti irregolari o in eccesso, sottoprodotti della produzione alimentare, frutti di mare di livello inferiore nella filiera alimentare e scarti dell’industria della carne (ovvero i veri tagli migliori) e li rendiamo i protagonisti del nostro menu”.

E quindi

“Ogni pasto che mangi con noi contribuisce a promuovere la nostra missione climatica. Grazie per aver fatto la tua parte per salvare il fottuto pianeta!”

Che dire?

Aldilà di un’analisi semantica delle parole usate, peraltro immediate e dirette, promuovere queste soluzioni che fino a poco tempo fa restavano solo sotto traccia, e chissà se qualcuno le avrebbe mai dette pubblicamente, fa pensare.

Il fatto che oggi diventino slogan anche “acchiappa-clienti” ci dice che una rinnovata attenzione a questo tema oggi può VINCERE visto che c’è qualcuno disposto a scommetterci risorse e impegno.

E quindi è maturo il tempo di una ri-narrazione del cibo.

Shuggies infatti si qualifica come un ristorante di soluzioni climatiche.

Per cui se avete in pancia un viaggio 📌🚀 a San Francisco, potrete mai perdervelo?

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.