Si avvicina La Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti e anche quest’anno sul sito dedicato scopriremo centinaia di appuntamenti selezionati da Aica per tanti pubblici diversi.
Il focus di quest’anno è lo spreco di cibo.
Non è una novità.
È un tema che ritorna con doverosa periodicità visto che i motivi per fare prevenzione e ridurre le nostre distrazioni in tal senso sono numerosi ed esiste anche un obiettivo (che potrebbe diventare legge) di riduzione del 10% entro il 2030, su base dati 2020, a livello di trasformazione e produzione di alimenti, e del 30 % (pro capite) complessivamente a livello di vendite al dettaglio e consumo (ristoranti, servizi di ristorazione e famiglie).
D’altronde le quantità sprecate in UE nel 2021 ammontavano a 58 milioni di tonnellate.
Le iniziative che negli anni hanno toccato esercizi commerciali, scuole, mense aziendali e frigoriferi domestici sono davvero tante.
E questo è un FATTO encomiabile.
Molte hanno anche adottato principi nudge per avvicinarci all’uso della bag salva avanzi o rendere più desiderabili le scelte di consumo parsimonioso degli alimenti.
Questi quando imperfetti e apparentemente sgradevoli purtroppo respingono.
Nonostante da anni raccontiamo e ci raccontiamo che non dovremmo temere il diverso o le anomalie che puntualmente si palesano perché ESISTONO, quando facciamo la spesa cerchiamo verdure e frutti impeccabili…e guai se ammaccati.
Per cui che fine fanno gli imperfetti? qual è il loro destino?
Ecco due notizie che fanno ben sperare:
- Negli Stati Uniti esiste una società, due anni fa era una start up, che lavora proprio sulla commercializzazione di prodotti che potrebbero avere smercio difficile. Si chiama Full Harvest
- Sempre negli Stati Uniti quest’anno ho scoperto Shuggies, un ristorante che ha fatto del recupero e proposta di cibi imperfetti un ingrediente distintivo del proprio marketing.
Senza giri di parole loro dicono “stiamo recuperando un’enorme varietà di ingredienti che altrimenti andrebbero sprecati (prodotti irregolari o in eccesso, sottoprodotti della produzione alimentare, frutti di mare di livello inferiore nella filiera alimentare e scarti dell’industria della carne (ovvero i veri tagli migliori) e li rendiamo i protagonisti del nostro menu”.
E quindi
“Ogni pasto che mangi con noi contribuisce a promuovere la nostra missione climatica. Grazie per aver fatto la tua parte per salvare il fottuto pianeta!”
Che dire?
Aldilà di un’analisi semantica delle parole usate, peraltro immediate e dirette, promuovere queste soluzioni che fino a poco tempo fa restavano solo sotto traccia, e chissà se qualcuno le avrebbe mai dette pubblicamente, fa pensare.
Il fatto che oggi diventino slogan anche “acchiappa-clienti” ci dice che una rinnovata attenzione a questo tema oggi può VINCERE visto che c’è qualcuno disposto a scommetterci risorse e impegno.
E quindi è maturo il tempo di una ri-narrazione del cibo.
Shuggies infatti si qualifica come un ristorante di soluzioni climatiche.