Uno dei bias che spesso funzionano proprio bene è il cosiddetto effetto gelo.
Nel mio libro ricorro a un luminoso esempio presente nel libro di Robert-Vincent Joule e Jean-Léon Beauvois “Piccolo trattato di manipolazione a uso degli onesti” per spiegarlo.
Detto in poche parole questa distorsione cognitiva ci insegna che richieste di attenzione pre-indirizzate, specie individualmente, possono produrre più probabilmente un buon comportamento, nell’ambito di una iniziativa collettiva da costruire o riferita ad un singolo agire.
Se cioè chiedo, in fase di ingaggio del pubblico a cui mi rivolgo, di agire coerentemente con un obiettivo, è molto probabile che quella richiesta, se sottoscritta e accettata, si traduca in azione.
Ecco due piccole storie che traducono l’uso di questo bias in un nudge e riguardano il design dell’accoglienza.
La prima è molto recente ed è stata realizzata in Olanda, grazie a ricerche condotte dal Rijkswaterstaat, per conto del Ministero delle Infrastrutture e della Gestione delle Acque, sui delta dei fiumi. Sono state riscontrate microplastiche in abbondanza provenienti da rifiuti sanitari, come la carta igienizzante umida o cotton-fioc. Sebbene le navi da crociera fluviali stiano già facendo molto per rendere le loro attività più sostenibili, i passeggeri delle crociere usano questi prodotti, che si portano con sé in valigia, e poi li gettano nel water. Il che provoca diversi disagi (blocchi a bordo) e non solo.
Per contrastare questo problema, il governo ha unito le forze e con la compagnia di crociere fluviali Scylla, l’agenzia di ricerca e consulenza D&B e l’agenzia di design ANDC, hanno studiato il fenomeno e individuato una soluzione.
VIVA Pledge: la promessa della barca
Nasce così “VIVA Pledge“: quando i visitatori fanno il check-in sul battello, possono impegnarsi volontariamente ad utilizzare carta igienica “normale” o, in alternativa, gettarla nel cestino dei rifiuti. I rischi di disagi sono stati loro spiegati e chi aderisce ha avuto la possibilità di vincere un buono per una prossima crociera.
Presso il desk del check-in un contatore traccia le adesioni, e i partecipanti ricevono una spilletta magnetica che ricorda loro l’impegno e li rende riconoscibili.
Con soddisfazione di tutto il personale, l’adesione al VivaPledge è stata pari al 66% dei villeggianti, è stato dimezzato l’impiego della tissue paper igienizzante, si è ridotto il numero di quella finita nei water ed è raddoppiato il conferimento esatto nel cestino. Inoltre l’intera operazione ha favorito anche domande e feedback positivi sul problema, ampiamente illustrato e spesso ignorato fino a quel momento.
Ecco quindi che il pre-ingaggio nella fase di check-in ha prodotto dei miglioramenti decisamente più interessanti delle filastrocche o dei dikat presenti nei bagni e che spesso non vengono neppur letti.
Adesso voliamo nell’Oceano Pacifico
Una seconda storia riguarda un paese insulare dell’Oceano Pacifico occidentale, a 800 chilometri a est delle Filippine, che si chiama Palau. Questo piccolissimo Stato nel 2017 ha lanciato il Palau Pledge: i turisti che vi approdano trovano nel proprio passaporto un timbro di ingresso che richiede loro una firma.
Quel timbro è un impegno/promessa ai bambini dell’isola che recita così:
I vow to tread lightly.
Act kindly and explore mindfully
I shall not take what is not given
I shall not harm what doesn’t harm me
The only footprints I shall leave are those will wash away
Per cui chi entra nel paese promette di:
“Procedere con cautela.
Agire con gentilezza ed esplorare consapevolmente
Non prenderò ciò che non mi è dato
Non danneggerò ciò che non mi danneggia
Le uniche impronte che lascerò sono quelle che saranno lavate via”
I visitatori vengono preparati durante il viaggio con video e istruzioni sulle cose da fare e non fare, quali per esempio calpestare e toccare i coralli, nutrire gli squali, spaventare o tentare di catturare gli animali selvatici, usare certe creme solari.
Il tutto è stato rafforzato con leggi sulla protezione dell’ambiente, inclusi sforzi di pattugliamento e di segnalazione.
Oggi, molti abitanti del luogo ritengono che la Palau Pledge sia un piccolo ma utile passo verso il cambiamento di comportamenti dei turisti che in tal modo acquisiscono coscienza del valore e della fragilità delle risorse naturali di quel contesto.
Apporre una firma sotto una dichiarazione di quel genere, è un gesto ben più potente rispetto al leggerla, come ci può capitare ovunque trovando un cartello o un volantino.
Chiedere di firmare è una richiesta innovativa, a cui non puoi sottrarti nel momento in cui stai entrando in quel paese e che ti porta inevitabilmente ad un coinvolgimento emotivo più potente e stimolante.
credit foto: Palau Pledge