Aprile 9, 2025 Irene Ivoi

Destination management con il nudge per proteggere i residenti (e il loro ecosistema)

Uno dei bias che spesso funzionano proprio bene è il cosiddetto effetto gelo.

Nel mio libro ricorro a un luminoso esempio presente nel libro di Robert-Vincent Joule e Jean-Léon Beauvois “Piccolo trattato di manipolazione a uso degli onesti” per spiegarlo.

Detto in poche parole questa distorsione cognitiva ci insegna che richieste di attenzione pre-indirizzate, specie individualmente, possono produrre più probabilmente un buon comportamento, nell’ambito di una iniziativa collettiva da costruire o riferita ad un singolo agire.

Se cioè chiedo, in fase di ingaggio del pubblico a cui mi rivolgo, di agire coerentemente con un obiettivo, è molto probabile che quella richiesta, se sottoscritta e accettata, si traduca in azione.

Ecco due piccole storie che traducono l’uso di questo bias in un nudge e riguardano il design dell’accoglienza.

La prima è molto recente ed è stata realizzata in Olanda, grazie a ricerche condotte dal Rijkswaterstaat, per conto del Ministero delle Infrastrutture e della Gestione delle Acque, sui delta dei fiumi. Sono state riscontrate microplastiche in abbondanza provenienti da rifiuti sanitari, come la carta igienizzante umida o cotton-fioc. Sebbene le navi da crociera fluviali stiano già facendo molto per rendere le loro attività più sostenibili, i passeggeri delle crociere usano questi prodotti, che si portano con sé in valigia, e poi li gettano nel water. Il che provoca diversi disagi (blocchi a bordo) e non solo.

Per contrastare questo problema, il governo ha unito le forze e con la compagnia di crociere fluviali Scylla, l’agenzia di ricerca e consulenza D&B e l’agenzia di design ANDC, hanno studiato il fenomeno e individuato una soluzione.

VIVA Pledge: la promessa della barca

Nasce così “VIVA Pledge“: quando i visitatori fanno il check-in sul battello, possono impegnarsi volontariamente ad utilizzare carta igienica “normale” o, in alternativa, gettarla nel cestino dei rifiuti. I rischi di disagi sono stati loro spiegati e chi aderisce ha avuto la possibilità di vincere un buono per una prossima crociera.

Presso il desk del check-in un contatore traccia le adesioni, e i partecipanti ricevono una spilletta magnetica che ricorda loro l’impegno e li rende riconoscibili.

Con soddisfazione di tutto il personale, l’adesione al VivaPledge è stata pari al 66% dei villeggianti, è stato dimezzato l’impiego della tissue paper igienizzante, si è ridotto il numero di quella finita nei water ed è raddoppiato il conferimento esatto nel cestino. Inoltre l’intera operazione ha favorito anche domande e feedback positivi sul problema, ampiamente illustrato e spesso ignorato fino  a quel momento.

Ecco quindi che il pre-ingaggio nella fase di check-in ha prodotto dei miglioramenti decisamente più interessanti delle filastrocche o dei dikat presenti nei bagni e che spesso non vengono  neppur letti.

Adesso voliamo nell’Oceano Pacifico

Una seconda storia riguarda un paese insulare dell’Oceano Pacifico occidentale, a 800 chilometri a est delle Filippine, che si chiama Palau. Questo piccolissimo Stato nel 2017 ha lanciato il Palau Pledge: i turisti che vi approdano trovano nel proprio passaporto un timbro di ingresso che richiede loro una firma.

Quel timbro è un impegno/promessa ai bambini dell’isola che recita così:

I vow to tread lightly. 

Act kindly and explore mindfully

I shall not take what is not given

I shall not harm what doesn’t harm me

The only footprints I shall leave are those will wash away 

Per cui chi entra nel paese promette di:

“Procedere con cautela.

Agire con gentilezza ed esplorare consapevolmente

Non prenderò ciò che non mi è dato

Non danneggerò ciò che non mi danneggia

Le uniche impronte che lascerò sono quelle che saranno lavate via”

 

I visitatori vengono preparati durante il viaggio con video e istruzioni sulle cose da fare e non fare, quali per esempio calpestare e toccare i coralli, nutrire gli squali, spaventare o tentare di catturare gli animali selvatici, usare certe creme solari.

Il tutto è stato rafforzato con leggi sulla protezione dell’ambiente, inclusi sforzi di pattugliamento e di segnalazione.

Oggi, molti abitanti del luogo ritengono che la Palau Pledge sia un piccolo ma utile passo verso il cambiamento di comportamenti dei turisti che in tal modo acquisiscono coscienza del valore e della fragilità delle risorse naturali di quel contesto.

Apporre una firma sotto una dichiarazione di quel genere, è un gesto ben più potente rispetto al leggerla, come ci può capitare ovunque trovando un cartello o un volantino.

Chiedere di firmare è una richiesta innovativa, a cui non puoi sottrarti nel momento in cui stai entrando in quel paese e che ti porta inevitabilmente ad un coinvolgimento emotivo più potente e stimolante.

 

credit foto: Palau Pledge

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.