Luglio 19, 2022 Irene Ivoi

Da “delle virtù e dei premi” alla Token-Economy

Da diversi mesi, ci faccio caso.

Sarà una coincidenza?

Come sapete alle coincidenze non credo.

Quando si susseguono troppi episodi di simile natura, vuol dire che qualcosa di più serio sta succedendo.

Di cosa sto parlando?

Di un insieme di piccoli incentivi, anche economici (token), in grado di spingere i nostri comportamenti verso direzioni desiderate e vantaggiose per noi e per l’ambiente.

Probabilmente noi figli di “Dei delitti e delle pene” del Beccaria, ci ritroviamo, di fronte alla sfida dei nuovi comportamenti green, anche figli di Giacinto Dragonetti che pubblicò nel 1767, tre anni dopo Beccaria, “Delle virtù e dei premi”. Dragonetti, allievo di Antonio Genovesi (il padre dell’economia civile), scollandosi da riferimenti cattolici, elogia il valore delle premialità e l’eroicità delle virtù. Quest’ultimo punto è molto concettualmente vicino al nudge e voi che mi seguite sapete bene perché, e quindi questo riferimento a Dragonetti è doveroso.

Torniamo a noi

L’offerta di token o stock di token può essere offerta da soggetti pubblici o privati in cambio di un eco-comportamento.

La progettazione di token a tale fine è quindi un potenziale contributo per aumentare per esempio la prevenzione dei rifiuti, l’abbandono dell’auto privata a favore di biciclette o mezzi pubblici, ecc. Persino la recente strategia nazionale per l’economia circolare, approvata a fine giugno, parla di token-economy.

La mia impressione è che questo fenomeno sia in crescita.

Ne ho parlato in un articolo di oltre un anno fa e oggi lo vedo felicemente dilagare. GreenApes, nata dieci anni fa, ne è testimone e Cristina Galletti, project manager, ci dice che pur registrando numeri progressivamente crescenti, negli ultimi anni la febbre è salita.

Grazie anche a molti progetti di portata europea che quindi allargano la community, GreenApes vede aumentare i download, le conversazioni, le richieste di informazioni su temi diversi, tra cui spicca l’alimentazione.

Ovviamente tutto ciò diventa possibile grazie alle app perché abilitano le nostre azioni o tracciano nello specifico alcune di esse, come per esempio i nostri spostamenti, e ci premiano. L’elenco in tal direzione si fa ghiotto perché da WeWard, nata in Francia ma sconfinata da un pezzo, a SweatCoin con medesime finalità che ci aiutano a camminare, e poi PinBike ma anche WeCity che ci spingono in sella come peraltro l’operazione Muv che usa il gaming, altro ingredienti nudge, non ci si annoia.

Trattasi di incentivi con cui non si diventa ricchi (e che quindi possono rientrare in una logica nudge) ma capaci di costruire sfide motivanti. E oggi gli store digitali sono davvero affollati. Un altro recente esempio che mi piace molto arriva da HO, gestore di telefonia. che ti sfida nel camminare proponendoti sconti sul traffico di Giga con l’iniziativa “Più passi che giga”.

 

In sintesi

Il fenomeno è in evidente crescita, fino a pochi anni fa sarebbe stato inimmaginabile pensare che qualcuno possa sfidarti o incentivarti a compiere azioni di buon senso per un fine di interesse collettivo. È l’ennesima prova che:

  • il buon senso è (ancora) merce rara,
  • i nostri comportamenti, nonostante sondaggi che ci dipingono come particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici più di altri paesi europei, devono eccome migliorare.
  • le imprese, oltre che le pubbliche amministrazioni e le onlus, possono avere un ruolo straordinario nell’aiutare questi cambiamenti e quindi W le loro politiche di CSR perché è anche grazie a questo che simili soluzioni crescono.

Abbiamo bisogno di essere sempre di più per fare la differenza, e John Doerr a riguardo, nel suo ultimo libro di cui vi parlerò nel prossimo articolo, suggerisce anche dei numeri a riguardo.

l’ultimo personalissimo augurio?

Che non finisca tutto quando finiscono i token.

Facciamo diventare vere abitudini le buone azioni modificate.

 

#staytune #economiacircolare #nudge

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.