Febbraio 18, 2024 Irene Ivoi

Quando il design di un oggetto guida i nostri comportamenti

Questa è Una piccola riflessione che nasce mettendo insieme i puntini grazie a spunti che arrivano (come sempre) da direzioni diversi.

La tesi è: quanto può essere potente il ruolo di un designer quando parte dai gesti che diventano comportamenti.

E per farmi capire tiro in ballo due mostri sacri della cultura italiana del secolo scorso.

Il primo pensiero è per la nostra pedagogista più famosa al mondo: Maria Montessori.

Per me è un’icona di design di nuovi comportamenti da parte dei bambini che lei vuole non più adulti imperfetti, ma esseri autonomi con una propria individualità. E per far sì che ciò accada progetta banchetti e sedioline leggeri e trasportabili invece che “troni” pesanti in legno quasi incatenati al pavimento, sgabelli per far stare la maestra all’altezza degli scolari e senza più la cattedra, e poi armadietti, attaccapanni e scaffali a portata di bambino in grado di guidare i loro gesti per riporre le loro cose e i piccoli giochi educativi che la Montessori definiva «una chiave che apre il mondo».

Progettare mobili adatti ai bambini fu una delle sue più lungimiranti intuizioni perché quegli arredi abilitavano comportamenti e spostavano il punto di vista dall’estetica all’uso. I suoi mobili, disegnati su misura di bambino, erano veri strumenti educativi e comportamentali, al pari dei suoi famosi “giochi” funzionali, leggeri, e di stimolo per intelletto e manualità.

Il secondo esempio riguarda Achille Castiglioni. Un designer che ha fatto la storia del good design italiano e che ha fatto innamorare del design migliaia di studenti che lo hanno conosciuto o studiato e migliaia di persone che hanno scelto i suoi oggetti per arredare pezzi delle proprie case.

Nel 1957 con il fratello Pier Giacomo, inventa Sella, uno “sgabello per telefono” realizzato con elementi industriali. La seduta è una sella di bicicletta da corsa, in cuoio, di colore nero fissata con il classico morsetto a leva ad un’asta in acciaio verniciato di colore rosa.

Foto da Archivio Zanotta

La base, in fusione di ghisa del diametro di 33 cm, consente un equilibrio dinamico adatto per “sedersi un attimo”, ma solo un attimo, perché quella sosta deve durare il tempo di una telefonata.

E negli anni 60 e 70 i telefoni erano solo fissi e telefonare costava tantissimo, quindi bisognava non mettersi comodi.

Ecco che partendo da un gesto da mettere in atto (sedersi per poco), nasce un oggetto capace di essere adoperato proprio così.

E infine …. A proposito del valore della creatività che nasce dalla curiosità: il suo sguardo sul mondo in eterno movimento lo portava a dire: se non sei curioso e se non ti interessano gli altri…lascia perdere! Questo mestiere non fa per te.

Ce lo ricordava la figlia Giovanna, durante una visita recente in Fondazione Castiglioni, peraltro visitabile e ne vale la pena.

Ovviamente lui si riferiva al mestiere del designer in anni in cui quel ruolo e quella professione faticavano nel trovare un’identità.

Questa frase è a mio avviso vera anche per un designer che sceglie di progettare comportamenti.

Farlo con attitudine progettuale richiede un’insaziabile voglia di capire gli altri, di scoprire perché fanno una cosa invece che un’altra per poter poi immaginare scelte nuove in grado di accompagnare loro verso il meglio per se e gli altri (se in logica nudge).

 

Foto: Ugo Mulas

 

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.