Gennaio 30, 2024 Irene Ivoi

Può la bora intestarsi un museo? A Trieste succede

Ebbene sì. Esiste un museo della bora che riesce a trasformare l’intangibile in tangibile. Il che sembra una sorta di magia alchemica e invece non lo è.

Tenetevi pronti perché questa è una storia vera.

Sono stata a Trieste per pochi giorni: un’occasione per rivedere amici e ritrovare luoghi che non vedevo da anni, davvero tanti anni.

Perché Trieste è lontana da tutto.

A Trieste non ci passi ma ci vai apposta.

Ed è così che tra le tappe da visitare c’era il museo della bora, un’operazione curiosissima messa in piedi da Rino Lombardi parecchi anni fa.

Rino è davvero una mente ricca di curiosità che spaziano dal poetico al visuale, con questa capacità di immaginare e rendere così tangibili cose che solo apparentemente non esistono.

Esattamente come la bora, un vento di per se invisibile ma capace di disegnare una città nelle sue forme urbanistiche e nelle sue abitudini ben più di quanto si possa pensare.

Ecco la forza di un elemento naturale che si può descrivere con le parole e i racconti ma che diventa esplorabile grazie ad un luogo fisico pensato per compiere delle mini esperienze che diventano memoria e souvenir della città.

A cosa serve tutto questo?

A conoscere un luogo aldilà di quello che esso è capace di mostrarti, quindi comprenderlo meglio, capirne la forma e immaginarne i comportamenti del passato e in essere e quindi godere di un’esperienza turistica diversa. In grado di andare oltre i soliti musei, chiese, mostre, ristoranti e amenità standard.

E visto che, a proposito di climate change, anche la bora di oggi non è più quella di una volta, il museo ha lanciato l’operazione AltriTempi che ci chiede di inviare (entro il 31 marzo) cartoline dal passato o testimonianza del presento o immaginazioni di futuro per costruire in modalità condivisa nuovi ricordi di bora.

E non esci senza aver costruito con le tue mani una piccola girandola che diventa la tua tip memory della visita…altro che souvenir standard tipici dei bookshop museali di mezzo mondo.

 

Ma non finisce qui

Le giornate triestine mi hanno fatto conoscere anche Fabio Tufano, autore del libro “Antropologia della Bora” che è stato presentato in libreria Lovat.

Fabio da antropologo ha studiato la bora in qualità di elemento naturale ma (ri)socializzato.

Quali sono cioè i nessi da esplorare tra uomo e vento?

La bora per i triestini è quasi un essere vivente che li accompagna e sui cui loro si interrogano chiedendosi, anche mentre sono al bar, oggi come sta?

La bora cammina loro accanto, come una presenza umana e decide anche come vestirsi e cosa fare o non fare a secondo di quanto sia intensa o no.

A questo punto non mi resta che invitarvi ad andarci, Il museo della bora nel 2024 troverà una nuova sede.

Non vediamo l’ora di ritrovarlo in nuova veste. 💨💨💨💨

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.