Giugno 12, 2022 Irene Ivoi

Meglio convinzioni che obblighi anche quando bevi lo spritz

Sono reduce dalla design week milanese, evento turbolento e acclamato dai più ogni anno e che per colpa della pandemia ha subito un ineluttabile arresto negli ultimi due anni.

Il numero di inaugurazioni e piccoli o grandi eventi sparsi per la città mi ha fatto nuovamente riflettere su come queste attività si debbano gestire con criteri sostenibili.

E pochi mesi fa vi avevo anche annunciato un approfondimento prima dell’estate perché questo è stato un topic affrontato due mesi fa dagli studenti del corso di perfezionamento in Prodotti sostenibili e circular design di Iuav Vicenza.

Infatti nel workshop di nudge design da me gestito una delle domande poste è stata: come organizzare feste/eventi con criteri sostenibili da parte di organizzazioni private e pubbliche con principi nudge?

Quindi non solo obblighi stile green public procurement (che peraltro valgono solo per il settore pubblico) ma come stimolare, con gli ingredienti del nudge, sia chi le organizza che gli utenti finali ad usare per esempio stoviglie riutilizzabili, oppure acqua e bevande sfuse oppure usare mobilità a basso impatto, evitare spreco di cibo, ecc.

Questo tema è anche molto attuale perché va nella direzione del nuovo CAM sugli eventi sostenibili che il MITE dovrebbe varare entro il 2022 ma anche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che fa esplicito riferimento alla necessità che gli eventi culturali rispettino criteri, ambientali e sociali, che ne garantiscano la sostenibilità.

Il PNRR prevede infatti una riforma (identificata come Riforma 3.1: Adozione di criteri ambientali minimi per eventi culturali) il cui scopo è quello “di migliorare l’impronta ecologica degli eventi culturali (mostre, festival, eventi culturali, eventi musicali) attraverso l’inclusione di criteri sociali e ambientali negli appalti pubblici per eventi culturali finanziati, promossi o organizzati dalle pubbliche autorità.

Che cosa hanno pensato gli studenti dello Iuav

Alcuni hanno immaginato in occasione di sagre paesane la possibilità di portarsi da casa contenitori riutilizzabili (questo è già possibile presso esercizi al dettaglio di cibi freschi), altri hanno immaginato la possibilità di scegliere tra contenitori lavabili infrangibili e altri compostabili usa e getta. Ma i primi hanno accesso a una sorta di gaming perché ricevono un gettone da collocare in un pannello che si riempie via via e a secondo di quanto tempo impiega a riempirsi tanto più quella giornata di festa potrà dire di aver contribuito a produrre meno rifiuti.

Questo consentirebbe (aggiungo io) di costruire una gara tra sagre gestite da un coordinamento regolatorio.

Una declinazione simile potrebbe essere attuata nell’ambito di un tour di concerti con più tappe. Ogni tappa si candida ad essere la più virtuosa ma comunicando prima, quando si acquista il biglietto, per esempio la necessità di portarsi la borraccia perché l’acqua imbottigliata non viene venduta. E per i partecipanti alla tappa vincente ci sarà la possibilità di accedere ad un merchandising selezionato o altre forme di privilegio da studiare.

C’è anche chi ha pensato menu informati (e giocosi) su calorie e carbon footprint legata al cibo consumato. E quindi come essere più leggeri in termini  di CO2 a partire da ciò che mangi (il che mi fa venire in mente un oceano di idee su come veicolare informazioni sul cibo attente alla CFP).

 

 

E infine come tradurre una festa scolastica di fine d’anno in un appuntamento attento a cibo, rifiuti, mobilità ed energia ma trasformato in un grande gioco di squadra che coinvolge anche gli adulti (ovviamente).

Che aggiungere? Ancora una volta il contributo di idee giovani e creative mi conferma che ci possono essere tanti modi di interpretare le necessità sostenibili andando aldilà delle regole e dei disciplinari. Non voglio con ciò affermare che questi ultimi non servono, ma mi rincuora poter immaginare che alla tutela dell’ambiente si possa anche adempiere con sorrisi, gioco e divertimento.

Ancora una volta ripeto: un cittadino convinto vale più di un cittadino obbligato.

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.