Novembre 1, 2021 Irene Ivoi

Maledetti BIAS

Ecomondo è una fiera da sempre ricca di convegni.

Tale abbondanza diventa bulimica quasi ogni anno.

Quest’anno, dopo lo stop 2020, è stato particolarmente rilevante tornarci e quindi presenziare alcuni di loro. Ne ho scelti due e adesso vi parlerò di RIFIUTI E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: fake news e bias cognitivi a cura di FISE/ASSOAMBIENTE

Il convegno mi è piaciuto davvero tutto perché ciascuno ha detto delle grandi verità, senza abusare di concetti TALVOLTA scontati, misurandone termini e portata.

Tutto questo non è ricorrente.

Donato Berardi per esempio ha parlato della necessità di fare attenzione ai bias cognitivi (ecco un regalo per gli amici del NUDGE) quando i sistemi pubblici locali devono comunicare o informare (i due termini non si equivalgono) i propri clienti su costi da pagare, investimenti e lavori da realizzare, disservizi da conoscere.

Come quindi il proprio universo di conoscenze influenza la percezione di un rischio (bias cognitivo): se mi sono capitati in passato eventi calamitosi, la mia percezione del rischio da cambiamenti climatici è più attenta rispetto a chi non ha mai vissuto problemi analoghi.

Il bias dell’avversione alla perdita che ci porta ad essere meglio disposti a pagare meno per un disservizio ma pretendere ben di più se devo essere risarcito per il medesimo.

Berardi ci ha anche ricordato quanto le troppe o poche info influenzino i processi decisionali.

Oggi viviamo in una schizofrenia dell’informazione (spesso eccessiva e talvolta carente) al punto da generare comportamenti a onde che non producono benefici per alcuno come ci ha ricordato Monica Tommasi e anche Sergio Vazzoler.

In verità, come ripeto spesso, tutti i paladini della sostenibilità devono farsi più domande ed essere meno disposti ad accettare come verità le tante notizie (costruite anche ad arte) che abbondano ovunque.

Anche Luca Mariotto di Utilitalia, facendo un bagno di realtà, ha ribadito la necessità di chiederci SEMPRE da dove arrivano le informazioni che ci predispongono verso o contro decisioni politiche o tecniche che toccano i territori in cui viviamo.

Chi pensa diversamente da…. NON è UN PROBLEMA.

I problemi nascono quando le posizioni si radicalizzano senza capacità di discernere tra dati scientifici e emotività individuali.

Mariotto dice giustamente che i tecnocrati hanno sottovalutato l’importanza dell’ascolto e della trasparenza, agendo in modo auto-referenziale e su questo ha compiuto una sana autocritica (applausi a L. Mariotto visto che essa è cosa sempre più rara). Spesso dico che se chi ci governa iniziasse a elencare in sede di confronto pubblico le perplessità, i dubbi, i rischi (seppur misurati) insieme ai vantaggi, invece che snocciolare solo questi ultimi come se fossero l’unica cosa che esiste….le ovvie perplessità di chi ascolta si mitigherebbero.

Le decisioni che toccano l’ambiente sono quasi sempre legate a paure, conoscenze, idee pregresse (ecco i Bias!!!) che non si possono sottovalutare. Vazzoler infatti lo ribadisce espressamente dichiarando l’AMBIENTE un’area COMPLESSA.

E la complessità, egli continua, richiede strumenti differenti.

Anche linguaggi differenti.

In queste sue parole riconosco moltissimo tante mie convinzioni visto che da decenni  pratico la comunicazione saccheggiando (spero intelligentemente) linguaggi diversi come arte, design, artigianato, innovazione.

E infine Roberto Cavallo ci ricorda che l’efficacia del comunicare sta nel feedback. La sua esperienza lo ha portato fin da subito a misurarsi sulle verità percepite e non oggettive.

Oggi, egli dice, i conflitti andrebbero studiati come si fa con una scienza da approfondire.

Ha ragione. Questo ci riporta alla necessità di agire tenendo conto della necessità dell’ascolto (altro concetto sempre più gettonato e alla base del nudge design) e dei bias citati prima.

la necessità dell’ascolto  è stato un tema che ha fatto da tappeto di sottofondo in questo incontro con l’auspicio che diventi non solo un invito ma si traduca in FARE.

E anche con l’augurio che, come ha enunciato Tommasi, Vazzoler e poi ribadito Cavallo, si riesca a dare con intelligenza il giusto peso alle minoranze che fanno rumore e alzano la voce ma senza rischiare di trascurare le maggioranze più silenziose. Quindi attenzione agli Urlatori sui social. Non è detto che i volumi alti corrispondano a numeri elevati: facciamo economia delle energie comunicazionali.

E per chi vuole approfondire, suggerisco il gradevolissimo instant book di Sergio Vazzoler, il position paper di REF Acqua, rifiuti e bias cognitivi: l’informazione ai tempi delle fake-news e del covid-19 e l’ultimo libro curato a R. Cavallo “Le parole della transizione ecologica” perché le parole sono importanti, ci definiscono e definiscono i concetti che vogliamo esprimere. In questo libro ne troverete tante che parlano di un futuro che ci piace.

 

Immagine di copertina: taxi1729 da talk di Museo del Risparmio di Torino

 

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.