Gennaio 12, 2024 Irene Ivoi

La Bolletta Energetica? Uno strumento di design dei comportamenti

Meno di un mese fa Cittadinanzattiva ha presentato l’esito di una consultazione civica sulle energie di comunità – cittadini e sostenibilità energetica che mi ha fatto pensare.

Sul piatto ci sono le prossime sfide che si scontrano con la scarsa alfabetizzazione dei cittadini in vista anche del passaggio dal mercato tutelato a quello libero.

La ricerca si colloca all’interno di Energie di comunità, che è un più ampio progetto teso a generare consapevolezza e attenzione e messa in atto auspicabile di buone pratiche.

In sostanza come essere tutti attori più proattivi di sostenibilità.

Partiamo dalle conoscenze di oggi

i dati relativi alla conoscenza e consapevolezza degli utenti intervistati dice che meno della metà (47,3%) conosce i propri consumi e i costi annuali delle proprie utenze. Tale percentuale scende al 20% tra i più giovani (18-25 anni) e al 38% tra i giovani adulti (26-45 anni). La minore consapevolezza contraddistingue, soprattutto, le famiglie con reddito mensile netto sotto 1.500 euro, gli abitanti del Sud e dei centri più piccoli.

A ciò si aggiunge, il che è alquanto grave, che i consumatori trovano la bolletta chiara solo nel 28% dei casi.

Diciamoci la verità!!

Sarà capitato anche a voi di leggerne una e faticare a comprendere in modo immediato e semplice quanto pagate il gas a metro cubo e il kwh.

Questo enigma mi sembra simile a quello dei minuti di cottura della pasta, che è l’informazione principale utile a noi tutti quando siamo alle prese con i normali gesti in cucina.

E invece ci tocca ingaggiare una sorta di caccia al tesoro alla ricerca dei minuti necessari, elargiti in modo introvabile e con font spesso troppo piccolo al punto da dover inforcare gli occhiali.

Facciamo dialogare progettisti di packaging della pasta con progettisti di bollette energetiche, magari risolviamo due problemi al posto di uno.

Provenienza dell’energia

l’83% degli intervistati sono interessati a conoscere la provenienza dell’energia che consuma (e quindi in primis rinnovabili o no) e il 26,8% dice di non ricevere questa informazione dal fornitore.

Sappiamo bene che questa informazione in bolletta è indicata, ma se la percezione di oltre un quarto degli intervistati è negativa, servirà farsi delle domande.

Riprogettare la bolletta

I tre dati snocciolati finora già mi dicono che la bolletta è uno strumento con funzione non solo tecnica ma anche sociale.

Viste le percezioni elencate, a mio avviso un suo redesign è necessario, con le informazioni chiave poste in miglior evidenza per ispirare quei nuovi comportamenti dettati sia dalla necessità di impattare meno che dalla volontà di risparmiare quattrini.

Il tutto sarebbe già in se un nudge a condizione che tenga conto di alcuni fattori di imperdibile importanza.

Tra questi mi permetto di segnalare l’uso del bias dell’avversione alla perdita, della disponibilità, della norma sociale. Anche solo l’attenzione a questi tre renderebbe più rapida e meno problematica la lettura e la comprensione di una bolletta…con in cascata l’attivazione di comportamenti migliori.

La definizione di uno standard ad hoc è uno spunto che per fortuna oggi è già nell’agenda di Arera.

Preoccupazioni e orientamenti

Circa l’80% è preoccupato per il rischio di aumento dei costi che mette in difficoltà famiglie e imprese.

E sempre l’80% ritiene che sarebbero necessari correzioni di dispersioni e sprechi, e di questo 80 %, il 37% lo reputa prioritario.

Questo ci dice che per i più il tema è in cima, ma come concretizzarlo?

Serve sicuramente una coralità di attori che insieme possano aiutare chi versa in povertà energetica e chi vuole capirne di più.

Coralità intesa come capacità di integrare più soggetti che sul territorio costituiscono per noi cittadini un punto di riferimento: associazioni di consumatori, sportelli civici, distributori di energia e magari anche privati.

Nives Della Valle, responsabile scientifica presso il Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione europea e l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica tra le best practices ci ricorda che Crew Energy a Londra nei propri “energy caffè” offre ai cittadini servizi di supporto sia per comprendere meglio la bolletta che lo scenario energetico e le opportunità disponibili per efficientare.

È anche così che si coltiva un campo fertile per la transizione e poi lo sviluppo di comunità energetiche.

La conoscenza dell’energia è anche una questione educativa

Di questo ne sono certa ed è stato  di conforto sentirlo rimarcare in modo cristallino da Roberto Gatti di EniPlenitude e la conoscenza dei consumi in tempo reale (in logica nudge come voi lettori di questo blog oramai sapete) è altrettanto importante come ha ricordato Antonella Scrocco di E.On.

E adesso?

Rimbocchiamoci le maniche perché c’è poco tempo da perdere.

Secondo l’IRENA, riscaldamento e raffrescamento sono responsabili di circa la metà del consumo finale di energia globale, che si traduce nel 40% delle emissioni legate all’energia.

Con Energiadi abbiamo lavorato nel 2023 e continueremo a farlo in questo 2024 per portare nelle scuole conoscenza e spinte gentili per coinvolgere anche le famiglie verso i migliori comportamenti possibili.

……e quest’anno lo facciamo con rinnovate risorse perché abbiamo partecipato nel 2023 all’avviso pubblico TOCC su “Transizione ecologica organismi culturali e creativi” e il nostro progetto Energiadi plug and play, finalizzato ad attivare ancora più stakeholder sui territori, è stato ammesso a finanziamento. 🎯 🎯 🎯

Foto: francobollo Usa del 1977

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.