Febbraio 14, 2021 Irene Ivoi

Facciamo finta di dover prendere un volo…

Circa un anno fa, nelle mie peregrinazioni digitali date da lavori di ricerca e censimento azioni virtuose che nascono dal basso in materia di sostenibilità e prevenzione rifiuti, mi imbatto in questo articolo del Corriere di Bergamo.

Si parla di un argomento a mio avviso ignoto ai più, ma a cui presto attenzione da tempo…..perchè dopo tanti voli presi, già troppe volte mi ero chiesta come si fa a gestire più intelligentemente ed efficacemente le singole mezze bottigliette di acqua che devono fermarsi allo scalo di partenza.

L’argomento è infatti questo: un aeroporto che con milioni di passeggeri in transito di trova a dover gestire differenziatamente non solo i rifiuti normali ma anche le fatidiche mezze bottigliette di acqua che vanno abbandonate prima dei controlli con il detector. E dove finiscono finora?

Nei normali cestini che erano e restano l’unica e poco smart soluzione da offrire.

Ma una volta finite nei cestini, quell’acqua diventa un rifiuto da trasportare e quindi gestire. Questo ha un costo, che potrebbe essere ben inferiore se l’acqua venisse prima dispersa.

L’aeroporto di Bergamo, grazie ad un progetto finanziato da fondazione Cariplo su bando Plastic challenge 2019, sta tentando delle soluzioni anche ispirate al nudge, visto che quel bando chiedeva una progettualità così congegnata.

Nudge significa letteralmente spinta gentile e quindi tentare di cambiare i comportamenti del target destinatario attraverso soluzioni non imposte ma spinte con dolcezza. Il che vuol dire agire con parole, oppure modificando il contesto o il prodotto, o usando le opzioni di default per generare comportamenti nuovi.

La nudge theory mi suggerisce allora uno scenario di impiego delle mezze bottigliette di acqua che nulla abbia a che fare con i rifiuti. La plastica ovviamente tale resta ma l’acqua andrebbe interpretata come una risorsa.

E allora come fare?

A mio avviso No lavandini che la disperdono ma magari un divertente sistema di canalizzazione colorata in grado di trasferirla verso piante ornamentali presenti in aeroporto. Oppure allocando nei paraggi dei varchi dei vasi di piante pluviali che ne necessitano o addirittura pensando a bocce con pesciolini rossi da collocare nei pressi…

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.